Uno dei contesti più curiosi in cui si può esprimere un attacco di panico è di fronte ad un’opera d’arte.
La Sindrome di Stendhal è il nome che viene usato comunemente per riferirsi a questa strana situazione, nella quale si presentano sintomi molto simili a quelli del panico.
Tachicardia, palpitazioni, sensazione di sbandamento, confusione, sensazione di asfissia ed altri effetti che rendono più concreta l’idea che l’arte nelle sue varie forme può avere un impatto forte sulle persone.
C’è un lato romantico nella sindrome di Stendhal che nel tempo l’ha fatta diventare così famosa e citata. E’ strano infatti che un’opera possa avere un effetto così forte, ma chi è abituato ad ascoltare ed emozionarsi con le canzoni, conosce bene la potenza di questo linguaggio e i suoi effetti incredibili.
L’arte infatti è capace di trasformare, supportare, imporre emozioni e pensieri, ma come è evidenziato dalla sindrome di Stendhal è capace anche di far male.
Ci siamo abituati nel tempo a pensare che le canzoni fanno stare meglio, che un dipinto può emozionare tanto che sembra così strano che un’opera possa far vivere un improvviso e profondo disagio.
Le parole delle canzoni e l’inconscio
In altri articoli ho parlato di quanto il linguaggio artistico sia simile al linguaggio dell’inconscio.
Bisogna precisare che l’inconscio è un modo di funzionare della mente ed ha un suo linguaggio che costantemente utilizziamo al fianco della coscienza e in modo diverso da essa.
I sogni sono un luogo in cui la logica inconscia si esprime più liberamente, ma le nostre scelte, le nostre emozioni e la nostra vita quotidiana si orientano anche grazie a questo modo di funzionare della mente che spesso non comprendiamo a fondo.
Ad esempio, a posteriori di una scelta importante si può pensare e ripensare alle motivazioni che ci hanno portato a scegliere la strada su cui ci troviamo, quando l’altra direzione sarebbe stata più logica, utile, sensata.
Accade semplicemente che spesso non comprendiamo la logica inconscia che ci orienta nel mondo, e che orienta le nostre emozioni.
E’ qui che l’arte si rivela come strumento straordinario perché grazie alle sue caratteristiche, è capace di avvicinarci alla dimensione inconscia, è capace di offrirci una lingua attraverso la quale pensare e comprendere qualcosa di più di noi stessi, che talvolta sembriamo così incomprensibili.
Il testo poetico di una canzone ad esempio:
• Utilizza un linguaggio simbolico, e racchiude quindi significati psicologici complessi;
• Ha dei significati sovrapposti. Questo significa che una parola è capace di racchiudere più significati contemporaneamente, anche se sono in opposizione l’uno con l’altro (proprio come accade nel mondo subatomico per i quanti che possono avere stati sovrapposti. Vedi Cosa c’entra la fisica quantistica con l’inconscio)
• Una poesia non può essere compresa se non attraverso l’intuizione, quella magnifica caratteristica della nostra mente che ci distingue da ogni intelligenza artificiale che potremmo mai progettare.
La mente intuitiva dell’essere umano arriva alla comprensione o alla risoluzione di problemi attraverso dei salti ampi, senza la necessità di percorrere scalino dopo scalino. L’idea nell’essere umano è un evento che sorge all’improvviso e che non prevede necessariamente consapevolezza della sua genesi.
La sindrome di Stendhal si può giustificare proprio qui, dopo aver parlato dell’intuizione, dei significati complessi della logica inconscia, e delle caratteristiche simili che ci sono tra linguaggio inconscio e linguaggio artistico.
La sindrome di Stendhal
Una persona che si trova a vivere, come dicevamo prima, sintomi simili ad un attacco di panico quando osserva un’opera d’arte probabilmente sta comprendendo grazie all’opera significati ed emozioni attraverso l’intuizione e i suoi salti ampi.
La comprensione dell’opera d’arte avviene all’improvviso attraverso un’esperienza che impedisce una divisione tra prodotto artistico e mondo interno del suo osservatore.
Quando una persona ascolta una canzone può arrivare improvvisamente ad un significato complesso e denso che riguarda se stesso, significato che richiede di essere gestito con tanta energia.
Ed è qui, che nel museo, in una stanza probabilmente stretta, piena di persone e rumore, l’osservatore che vive la sindrome di Stendhal si è trovato davanti a intuizioni psicologiche complesse, nel luogo forse meno adatto per poter vivere quelle intuizioni.
I sintomi di panico si fanno sentire, e si vive una sensazione di pericolo profondo. Il panico è un segnale che suggerisce che c’è qualcosa che non va, che bisogna andare via ed evitare situazioni simili a quella, perché non è il momento giusto di intuire i significati fino a quel punto incompresi.
Gli attacchi di panico e l’arte
L’attacco di panico, disagio così diffuso oggi più di ieri, è un segnale, una indicazione potente che stiamo rivolgendo a noi stessi, nel momento in cui un significato psicologico complesso emerge e non abbiamo energie sufficienti a gestirlo o a comprenderlo.
E’ un’esperienza così brutta che poi si inserisce sempre con più invadenza nella quotidianità, ma parte inizialmente da un’esperienza, dalla prima esperienza di panico, con la quale poi bisogna combattere affinché non si ripeta.
Lo strumento dell’arte tuttavia è incredibile, e così come può far star male, può essere invece la chiave da utilizzare in un percorso psicologico per comprendere e sostenere quei significati, organizzarli all’interno della propria vita e spogliarli di quella pericolosità che hanno.
E’ un processo molto pratico ed efficace, serve solo un contesto giusto, diverso dalla stanza di un museo o da una metropolitana affollata, e un progetto preciso di voler affrontare il problema.
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