Guardo una foto di due persone dentro un laboratorio, un uomo ed una donna. Lui con le mani in tasca e lei con in mano un’ampolla di vetro, la spruzzetta. La spruzzetta ha sul vertice due tubi, da uno esce il liquido e nell’altro bisogna soffiare per creare la pressione necessaria per far si che il liquido esca dall’altra parte.
Il particolare più eloquente di questa foto sta negli sguardi. Lui che guarda lei con una serietà che racchiude un sorriso di fierezza, la fierezza di stare al fianco di una persona che vincerà presto il suo secondo premio Nobel.
Lei guarda in camera, consapevole di aver superato i limiti che le erano stati dedicati.
Si chiama Marie Curie. Un tempo il suo nome era diverso. La sua storia si può tirare fuori a posteriori, ripercorrendo a ritroso il suo nome trasformato.
Maria Skłodowska
Si chiamava Maria Skłodowska, ed era una bambina della Varsavia sotto il dominio russo, negli ultimi decenni dell’Ottocento. Nella Polonia russa una donna non poteva continuare gli studi superiori e scegliere di frequentare l’università.
Maria era brava a scuola più dei suoi compagni, e le sue aspirazioni si trovarono subito in collisione con le leggi dell’epoca che vedevano le donne solo nel ruolo di mogli e madri.
Finisce le scuole frequentabili con ottimi risultati e decide di trovare lavoro come governante, per poter avere una certa indipendenza. Dopo alcuni anni ha l’opportunità di trasferirsi a Parigi dalla sorella Bronia e da suo marito.
In Francia le donne potevano frequentare l’università. Nonostante questo, quando Maria si iscrive alla Sorbona con il suo nome francesizzato in “Marie”, le iscritte erano solamente tre ogni cento studenti.
I suoi compagni di corso erano profondamente infastiditi nel vedere una donna nel mondo accademico da sempre riservato agli uomini. Il fastidio era ancora più grande perché Marie nell’anno della sua laurea in fisica e matematica era la più brava tra tutti gli studenti.
Tuttavia le sua qualità non furono sufficienti per trovare lavoro, perché la stessa Francia di fine ottocento che permetteva alle donne di studiare, non ammetteva la loro retribuzione in ambienti accademici di ricerca.
L’incontro con Pierre Curie
Per fortuna incontrò un uomo, Pierre Curie, persona eccezionale per quei tempi, cioè che faceva eccezione. Per Marie deve essere stato frustrante capire che la cosa migliore che poteva capitarle e che le capitò era trovare un uomo che la sostenesse, ma Pierre era diverso. Gli interessava solo il grado di competenza di un eventuale collaboratore e non altro.
Marie inizia a lavorare con Pierre che la paga di tasca sua. Non sarà una semplice assistente, perché guiderà con la sua straordinaria mente scientifica la ricerca sulla materia, che li porterà a scoprire due nuovi elementi: il Polonio, chiamato così in onore della terra natia di Marie, e il Radio, che prendeva il nome dal raggio di luce che emanava in laboratorio quando era stato osservato la prima volta.
I due si innamorano e Marie cambierà nome per la seconda volta, abbandonando il suo cognome, non senza difficoltà, per sposarsi con l’uomo che ha visto in lei una grande scienziata. Avranno due figlie, Irène ed Eve.

Nel 1903 grazie alle loro scoperte i due coniugi vincono il Premio Nobel per la Fisica.
Gli anni senza Pierre Curie
Pierre morirà nel 1906 scivolando sotto una carrozza trainata da un cavallo in una giornata piovosa. Dopo la sua morte tragica Marie va avanti con le sue ricerche scientifiche.
Ha perso un compagno di viaggio con cui ha fatto luminose scoperte. Marie ripete che lo spirito d’avventura è ciò che li ha portati in quel punto, lavorando assiduamente nel laboratorio, ed ora anche se non ha più il suo compagno di viaggio, non ha pensato neanche per un minuto di abbandonare il suo spirito.
Gli anni senza Pierre saranno per lei anni incredibili, che li porteranno a vincere un altro premio Nobel nel 1913.

Nel 1911 incontra un altro uomo con cui decide di condividere un pezzo di strada, e questa sua decisione mette a rischio il premio Nobel di cui è stata annunciata la sua vittoria. Ancora una volta Marie mette in crisi la cultura dell’epoca quando intraprendere la relazione con il collega Paul Langevin, uomo sposato, creando grande scandalo al punto che l’Accademia Svedese pensa seriamente di revocarle il premio.
La revoca non arriva e Marie vince il Nobel per la chimica e diventa la prima donna a vincere due premi Nobel e l’unica persona in assoluto, record che resiste tutt’ora, a vincere due premi nobel in discipline scientifiche differenti.
Marie Curie è considerata la scienziata che ha aiutato ad aprire le porte del mondo subatomico, quello della fisica quantistica, prospettiva che ha ribaltato la fisica classica e il nostro classico modo di vedere il mondo.
“Nel dagherrotipo Madame e Mensieur Curie, con il loro sorriso radioattivo”
Gli appunti pericolosi e radioattivi
Durante i suoi studi sulla radioattività, Marie sarà sottoposta a molte radiazioni delle quali non si conosceva la pericolosità, e si ammalerà di una forma di anemia che la porterà alla morte all’età di 66 anni.
I suoi appunti continuano ad essere pericolosi, come la sua vita intera è stata pericolosa per la cultura patriarcale dell’epoca. Oggi però la pericolosità viene dal fatto che quegli appunti sono radioattivi, e lo saranno almeno per un altro migliaio di anni.
Tuttavia la storia di Maria Skłodowska, in ars scientifica Marie Curie, può avere impatto nel nostro presente, specialmente se ci rendiamo conto del fatto la cultura patriarcale resiste piuttosto bene. Le scelte che ha fatto sono state capaci di indirizzare la sua vita nell’unica direzione che considerava possibile.
La storia di Marie Curie è una storia che va ascoltata, e sopratutto raccontata, perché è una storia trasformativa. Le sue scelte vanno oltre il tempo e possono trasformare le nostre scelte, perché possono essere d’ispirazione alle donne e agli uomini del presente, e perché ci aiutano a capire qual è l’unica direzione possibile.
Morgan Colaianni
Psicologia Clinica. Orientamento Creativo.