Ogni giorno ci troviamo a vivere delle scelte: scelte importanti, scelte meno importanti, scelte giuste, sbagliate, prese di getto o con attenzione. La scelta è un momento cruciale nella vita, in particolare per le persone nate dopo gli anni ’80 ovvero i Millennials e Post-Millennials, perchè queste scelte vengono prese davanti a scenari possibili indefiniti, indecifrabili e spesso incomprensibili.
Prendiamo in considerazione la storia di Marta:
Marta ha 21 anni. E’ cresciuta pensando al futuro, ma mai come in questo momento il suo futuro sembra incerto, indefinito e incomprensibile. Lei aspira ad una stabilità, a realizzarsi e a definirsi nella sua unicità, nel suo percorso che sente dovrà essere particolare e unico.
Si trova ogni giorno davanti a tante piccole scelte da prendere, e ogni volta che deve decidere qualcosa di minimamente rilevante, le sembra di mettere in discussione qualcosa di più importante.
Ha deciso l’anno scorso di fare l’università e in qualche modo ha scelto chi essere nella sua vita, perché pensa che è il suo futuro lavoro, il suo percorso e quello che farà, che la definirà come persona. Intanto ogni giorno continua a pensare a che vestiti mettersi per uscire di casa per frequentare la lezione, o per uscire con un amico, e le capita di passare decine di minuti indecisa. Si chiede perché è così difficile prendere una decisione anche su cose così piccole.
Le sembra spesso di trovarsi davanti ad un’infinità di possibilità, e di sentirsi bloccata da quest’infinito apparente. E’ difficile scegliere anche nella spesa di ogni giorno: ci sono circa 259 marche solo di acqua in bottiglia, e sembra che il supermercato sotto casa ne abbia almeno la metà. Quando poi ne sceglie una si rende conto che si è fatta accompagnare e guidare dalla pubblicità che ha sentito alla radio o visto alla televisione, e le viene da pensare che le pubblicità qualche volta semplifica la vita, perché aiuta a ridurre le scelte.
Intanto non le esce dalla testa quel discorso che le hanno fatto mille volte: “Puoi essere qualsiasi cosa!”. Lei ha già scelto cosa essere, studia matematica, ma a volte il dubbio la assale e non sa davvero se è la scelta giusta. Questa cosa le provoca molta ansia e sembra impossibile venirne a capo.
Quando possiamo diventare qualsiasi cosa, non ci sono limiti. Poi però ci troviamo davanti a quello che abbiamo scelto, che per forza di cose confrontato con le infinite possibilità che avevamo, sembra così piccolo.
Sembra proprio che funzioniamo così: più ci troviamo davanti a tante possibilità e più sembra difficile prendere una strada precisa, diramarsi in una direzione invece che in un’altra. L’imbarazzo della scelta insomma, che può anche tradursi nell’ansia della scelta. Ansia e imbarazzo tuttavia hanno lo stesso effetto, quello di bloccare chi prova queste emozioni. “Imbarazzo” viene dalle parole spagnole “IN” e “BARRA”, che significa trovarsi alla barra, avere la strada sbarrata ed essere impediti nel movimento e nell’azione.
La teoria dei molti mondi
Davanti a questo blocco che come dicevamo spesso si esprime nell’ansia, la fisica ci può aiutare, ancora una volta, ad avere un pensiero sulle possibilità infinite davanti a cui ci troviamo nella nostra vita di esseri umani. Lo fa grazie all’osservazione della materia, di cui anche noi siamo fatti, in particolare della materia piccolissima, quella delle particelle subatomiche.
I bizzarri comportamenti delle particelle subatomiche (vedi qui Cosa c’entra la Fisica Quantistica con l’inconscio? – Una spiegazione semplice), cioè degli elettroni, dei fotoni, dei bosoni e così via, si spiegano solamente con teorie altrettanto bizzarre, che comunque rappresentano l’unico modo con cui i fisici riescono a spiegare le evidenze scientifiche davanti alle quali si trovano nella ricerca. Una di queste teorie che spiega il mondo quantistico è la “teoria dei molti mondi” in cui per spiegare il fenomeno dell’entanglement e della sovrapposizione quantistica si pensa che ogni volta che effettuiamo una osservazione di un elettrone l’universo si dirama.
L’universo subatomico sembra essere costituito da una sovrapposizioni di stati. Quando un elettrone non viene osservato la fisica quantistica ci dice che è in una situazione di sovrapposizione, in cui se ha due possibilità di girare intorno a se stesso, verso su (up) o verso giù (down), gira contemporaneamente sia in un verso che in un altro up/down. Questo è un grosso paradosso per noi, perchè il buon senso ci direbbe che un oggetto se gira in una direzione non può girare contemporaneamente nell’altra.
E’ solo nel momento in cui lo vogliamo osservare che l’elettrone deve scegliere di mostrarsi a noi mentre gira solo in una delle due direzioni. L’universo in cui l’elettrone gira nell’altra direzione però continua ad esistere, perchè le tracce che si osservano sembrano confermare questa esistenza che noi non esperiamo direttamente. Ed è qui la diramazione.
Allo stesso modo, una scelta può essere considerata un fenomeno simile, perchè i criteri che guidano il nostro mondo interiore sono incredibilmente simili a quelli che guidano il mondo subatomico dei quanti: spesso sono imprevedibili e probabilistici. Alcune scelte che ci troviamo a prendere se venissero ripetute 100 volte avrebbero risultati diversi ogni volta.
Ed è proprio qui che nasce il dramma della scelta. Scegliere porta con se un vissuto particolare, che è quello di aver eliminato tutte le altre occasioni possibili, e tutti gli eventi possibili che sarebbero potuti scaturire dalle scelte non prese.
Se andiamo al mare non andremo in montagna, se andiamo a vivere in un’altra città non staremo più qui, se decidiamo di cambiare non saremo più gli stessi.
Distruggere o creare?
Prendere una strada è difficile, perché c’è una piccola ma rumorosa componente di questa azione che fa vivere la scelta come una distruzione dell’alternativa che non viene presa. Scegliere viene inconsapevolmente vissuto come un atto distruttivo, in particolare in questo contesto culturale in cui tutte le altre possibilità che abbiamo vengono costantemente valorizzate, da qualcun altro o da noi stessi.
La fisica ipotizza che non stiamo distruggendo, ma stiamo addirittura costruendo universi (sic!).
Ci dice che prendere una scelta è un atto creativo, è creare il nostro mondo in cui andiamo in una direzione, e allo stesso tempo l’altro mondo in cui andiamo in un’altra direzione continua ad esistere. La teoria dei molti mondi sostiene che è possibile che esistano universi infiniti e in alcuni di essi siamo noi i protagonisti. La domanda allora è:
“Come divento protagonista?”
Per diventare protagonista devi creare un limite, o meglio riuscire a creare limiti che passano da un pensiero.
Scegliere, proprio come misurare o osservare un fenomeno quantistico, è creare un limite, altra parola dal vissuto altamente distruttivo, che in realtà è l’elemento centrale per potersi definire e far parte del proprio universo.
La Psicologia ad Approccio Creativo prevede l’utilizzo di tecniche nuove o particolari elaborazioni di altri strumenti psicologici consolidati, per approcciarsi ai limiti e andare verso uno sviluppo in momenti critici che spesso si esprimono attraverso sintomi che portano con loro forti disagi psicologici.
Alcuni degli strumenti che uso hanno alla base teorie di fisica, come quella dei molti mondi, con cui è possibile approcciarsi al proprio mondo interno in un modo simile ai fisici che si approcciano al mondo del subatomico, con la differenza che non bisogna avere una laurea in fisica, ma solo la necessità di chiedere aiuto.
A volte capita che risulti più facile laurearsi in fisica che chiedere aiuto a un* psicolog*, ma è per questo che dopo il primo incontro sembra di essere già a metà del percorso, con buona pace della psicoanalisi vecchio stile!