Da sempre il dibattito e la comunicazione politica subiscono dei cambiamenti. Negli ultimi tempi ci troviamo davanti ad una trasformazione del linguaggio tanto che possiamo notare nuove parole ricorrenti nei discorsi. Una di queste parole o espressioni ricorrenti è quella che si riferisce a “il buon senso”.
Seguire il buon senso prevede il farsi guidare da qualcosa che è talmente scontata, talmente ovvia, perché per definizione è buona appunto, che non richiede una riflessione. È semplicemente giusto e naturale andare in quella direzione.
Chiamare in causa il buon senso significa anche sottrarsi al discorso e al confronto, perché la valutazione sull’aspetto della realtà di cui si discute non può che essere una, ovviamente l’unica buona.
Allora il buon senso può anche essere ridefinito come un non-senso, cioè un tipo di pensiero non-Pensiero sulla realtà perché il giusto è talmente ovvio che pensarci risulta superfluo.
Il buon senso è proprio questa assenza di pensiero, e l’assenza di un pensiero critico lascia ampi spazi ad un modo di funzionare della nostra mente che coesiste con il modo di funzionare logico.
La logica di cui parliamo è quella dell’inconscio che ha diverse caratteristiche interessanti da approfondire perché ci può aiutare a capire che percorsi effettua la nostra mente quando lasciamo spazio ad un non-pensiero.
Caratteristiche del pensiero inconscio (Logica Simmetrica)
Ho già parlato di alcune caratteristiche del pensiero inconscio (ad esempio nell’articolo sulla fisica quantistica e l’inconscio). Non ho mai parlato della caratteristica che prende il nome di Principio di Generalizzazione. Vediamo che cos’è.
Il pensiero inconscio categorizza gli oggetti della realtà secondo classi, secondo insiemi.
Il Padre ad esempio è un insieme all’interno del quale un uomo può categorizzare il proprio genitore, ma al suo interno contemporaneamente può categorizzare se stesso quando sorge l’idea, nella sua mente, che padre sarà un giorno.
L’insieme Padre assume delle caratteristiche, e secondo il pensiero inconscio queste caratteristiche possono essere trasferite a tutti gli elementi appartenenti a quell’insieme e quindi a tutti i padri del mondo.
Possiamo poi osservare come questa caratteristica della nostra mente inconscia venga utilizzata e influisca nella percezione della realtà sociale.
La classe Extracomunitari immigrati può rappresentare una classe inconscia, un insieme, nella mente delle persone.
La classe Extracomunitari immigrati ha delle caratteristiche: persone provenienti da paesi poveri, colore della pelle, povertà, difficoltà di integrazione sociale.
Accade ora che nei telegiornali, distrattamente venga ascoltata una notizia di un immigrato africano che stupra una donna.
La notizia, se non viene elaborata attraverso un pensiero, facilmente viene gestita dallo spazio ampio lasciato dall’assenza di pensiero critico, e questo spazio ampio è occupato dalla logica dell’inconscio che tratta gli oggetti della realtà attraverso classi e insiemi.
Gli elementi categorizzati in uno stesso insieme assumono uguali caratteristiche per la logica inconscia.
Di conseguenza se un immigrato di colore ha stuprato una donna, tutti gli immigrati di colore appartenendo a quell’insieme e ne assumono le caratteristiche di uno dei suoi elementi. Di conseguenza tutti gli immigrati sono stupratori.
Pensiero e non-Pensiero
Lasciare lo spazio al non pensato, al non-Pensiero significa lasciare spazio ad una logica che segue percorsi che diventano assurdi se utilizzati per leggere la realtà sociale.
Infatti se da una parte la logica inconscia funziona costantemente e coesiste con la logica della coscienza che segue percorsi lineari, e quindi costantemente ci troviamo a percorrere strade psicologiche assurde e complesse, lasciare al buon senso, e quindi al non-pensiero, la valutazione critica della realtà sociale significa creare letture assurde che trascurano gli aspetti rilevanti degli eventi, e ne considerano solo quelli più emotivi.
E l’emotività viene gestita dal racconto, dai discorsi sia dei media che degli oratori politici che con l’aiuto di consulenti preparati e consapevoli dei meccanismi psicologici delle persone possono costruire il loro successo politico sfruttando il buon senso, sfruttando questo non-Pensiero.
Lettura emotiva della società
I fatti assoluti non esistono, come accennavo in questo articolo, ma di certo possiamo provare invece a leggere i dati che invece, seppur anch’essi dipendenti dalle prospettive, possono restituirci una certa accuratezza di lettura della realtà sociale.
Per concludere e per dare quindi un dato riguardo l’argomento violenza subita da donne è interessante prendere atto del dato dell’istat:
[In Italia] Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici. (Istat.it – Violenza sulle donne).

Questo dato, seppur non esaustivo, ci dice che per leggere la realtà sociale è necessario utilizzare strumenti rigorosi di lettura (indagini statistiche, psico-sociologiche), perché più lasciamo spazio alla distrazione, al non-Pensiero, più ci avviciniamo ad una lettura influenzata da meccanismi psicologici che ci allontanano dalla realtà sociale e ci avvicinano ad una realtà emotiva altamente influenzabile dal racconto politico e giornalistico.
Morgan Colaianni
Psicologia Clinica. Orientamento Creativo.
La prima domanda è: cosa intendiamo con non-pensiero?
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Il non-pensiero è una dimensione che incontriamo tutti i giorni quando viviamo il mondo.
Un grande errore che facciamo è pensare che siamo, noi esseri umani, soggetti razionali, scientifici e sempre logici. Non è così, facciamo tante cose che non hanno alcun senso logico, ogni giorno, in ogni ambito della nostra vita. Accade così spesso, che ci troviamo anche a fare scelte che non hanno alcuna logica.
La visione della nostra mente guidata da criteri logico-matematici è parziale, perché non riesce a spiegare l’illogicità che caratterizza le nostre vite.
Il non-pensiero consiste semplicemente nell’agire, affermare e fare senza ritagliarsi del tempo per sviluppare una coerenza logica.
A questo si contrappone il pensiero che richiede del tempo, richiede di fermarci un attimo prima di capire le nostre posizioni.
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Mi ha colpito molto questa frase:
Allora il buon senso può anche essere ridefinito come un non-senso, cioè un tipo di pensiero non-Pensiero sulla realtà perché il giusto è talmente ovvio che pensarci risulta superfluo.
È davvero così ovvio il giusto al punto da diventare superfluo?
Non so … possiamo parlarne ?
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Hai colpito proprio il punto. È così ovvio il giusto? Forse no. Dovremmo pensare continuamente a cosa è giusto e a cosa è sbagliato, dato che non è cosa ovvia, dipende da visioni del mondo, valori, cultura di riferimento.
L’aspetto problematico che cerco di evidenziare in questo post è che nel dibattito politico ci si appella molto spesso al “buonsenso”.
“Facciamo questo per una questione di buonsenso”, “È buonsenso pensare che …”. Ci si appella a qualcosa di non discutibile, che a quanto pare sembra anche superfluo approfondire con un pensiero.
Il buonsenso sembra dare spazio quindi alla svalutazione del pensiero, che invece non dobbiamo abbandonare mai per orientarci tra i nostri riferimenti culturali di ciò che è giusto e sbagliato.
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Mi permetto di commentare, spero sia gradito
Il Padre ad esempio è un insieme all’interno del quale un uomo può categorizzare il proprio genitore, ma al suo interno contemporaneamente può categorizzare se stesso quando sorge l’idea, nella sua mente, che padre sarà un giorno.
Mi sembra che questo meccanismo scatti dal cambiamento delle nostro personalità, è il tempo che ci fa evolvere, Giovani, ragazzi, uomini, mariti e padri, dove sono i confini tra un ruolo e l’altro ?
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Molto gradito.
Si effettivamente è il tempo che rende possibile il dispiegarsi di una personalità. Il cambiamento ha anch’esso per definizione bisogno del tempo per esistere, ha bisogno di un prima e un dopo.
Secondo il modello teorico che propongono c’è, però, un modo di funzionare della nostra mente che non conosce il tempo: l’inconscio.
Quindi questa parte molto rilevante di noi non riesce a esperire la realtà secondo un criterio temporale, spaziale e logico-scientifico.
È qui e solo qui che si sovrappongono le identità (padre, figlio, uomo, marito) a causa di questa atemporalità.
L’assenza di tempo nell’inconscio (e tra l’altro anche di spazio) può sembrare una speculazione un po’ teorica, ma è facilmente riscontrabile nelle emozioni intense e nei sogni.
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